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Preghiere novene e riflessioni
Dalla cecità alla vista, dalla paura all'abbandono
Il percorso spirituale di Sant'Angela Merici

Approfondimento a cura di Paola Angeli


Fotografia

 

I. La casa: le Grezze, la vita quotidiana, la prova, la vocazione
Angela Merici nasce a Desenzano del Garda (1474 circa) in Via del castello in una famiglia di modesta agiatezza economica. Con i genitori, la sorella maggiore e i fratelli cresce e si trasferisce nella casa “Le Grezze”, dove il padre possiede qualche terreno e bestiame. La casa che ora vi si trova non corrisponde più a quella originaria, se non la parte sinistra, dove si localizza la cucina e una camera.
La vita quotidiana è fatta di lavoro e in cucina alla sera, finiti i lavori dei campi, tutta la famiglia si riuniva e il papà leggeva ai figli le vite dei Santi.
- il fascino della santità, in particolare l’attrae Sant’Orsola, vergine e martire del III secolo che pur di non rinnegare la fede cristiana e di non perdere la verginità affronta il martirio insieme alle compagne. Vita di santità, radicalità e intensa vita spirituale la entusiasmano fin da quando ha cinque anni.
- la prova: a 18 anni Angela ha già perso il padre, la madre e la sorella e soprattutto la sua morte è fonte di grande inquietudine, che la fa pregare insistentemente Dio, finchè nella “notte” della prova Angela riceve
- la vocazione: in un mezzogiorno d’estate Angela vede come una “scala” di vergini e di angeli che scendono e salgono dal cielo, e la sorella che le rivela che Dio vuole servirsi di lei per fondare una compagnia di vergini nel mondo (il sogno di Giacobbe=la discendenza). Lei poi dirà “Dio vi ha concesso la grazia…” Ma come fare? Da qui inizia un periodo di
- l’inquietudine: nel cercare di scorgere i segni di Dio nella storia. Nel frattempo si trasferisce a Salò, dove fugge i corteggiatori e i salotti e si fa terziaria francescana per poter più frequentemente confessarsi e ricevere l’Eucarestia e torna a Desenzano dove rimane circa fino a 40 anni, lavorando e vivendo da madre spirituale per le persone vicine.
Questo primo periodo della sua vita è caratterizzato dall’attrazione alla Bellezza ritrovata nei santi, dal riconoscere la sua piccolezza, le fragilità sue e della sua famiglia e dal gridare a Dio, dalla chiamata e dalla lotta per rispondere a Dio, capire come e dove lui mi vuole, da un cuore che lo accoglie e che sa far spazio a tutti.
“Mie cordialissime madri e sorelle in Gesù Cristo, sforzatevi con l’aiuto di Dio di acquisire e conservare in voi tal concetto e buon sentimento, da essere mosse a tale cura e governo solamente dal solo amore di Dio e dal solo zelo per la salvezza delle anime.
Infatti, tutte le vostre opere e le vostre azioni di governo, se saranno così radicate in questa duplice carità, non potranno che produrre buoni e salutari frutti.
Perché, come dice il nostro Salvatore: ..il buon albero, cioè il cuore e lo spirito animati dalla carità, non possono se non fare buone e sante opere.
Perciò anche sant’Agostino diceva: Abbi amore e carità, e poi fa ciò che ti piace,
come se dicesse chiaramente: la carità non può peccare.

In secondo luogo vi supplico di voler tener conto e d’avere scolpite nella mente e nel cuore tutte le vostre figliole, una per una, non solamente i loro nomi, ma anche la loro condizione e la loro natura, ogni loro situazione e tutto il loro essere. Cosa che non vi sarà difficile se le abbraccerete con viva carità.
Infatti si vede nelle madri secondo la carne che, se avessero mille figli e figlie, li avrebbero tutti in cuore, totalmente fissi uno per uno, perché il vero amore fa così.
Anzi, pare che quanti più figli si hanno, tanto più crescano l’amore e la cura per ciascuno di loro.
A maggior ragione le madri secondo lo spirito possono e devono comportarsi così, perché l’amore spirituale è senza alcun confronto molto più potente dell’amore secondo natura.
Allora, mie cordialissime madri, se amerete queste nostre foglioline con viva e sviscerata carità, sarà impossibile che non le abbiate tutte particolarmente dipinte nella vostra memoria e nel vostro cuore” (I e II Legato)

Come scoprire la propria vocazione?
• IL GRIDO “fate, muovetevi, ..gridate a Lui col vostro cuore…abbiate speranza e ferma fede in Dio, lui vi aiuterà in ogni cosa”
• LE ORECCHIE: per ascoltare la voce giusta, la voce di Dio; la nostra vita, felicità dipende da quale voce ascoltiamo. Se ascoltiamo la voce di Dio che parla nel cuore, attraverso quello che ci capita lui non ci lascerà nelle tenebre “ne va della nostra vita e salvezza” dice Angela
• GLI OCCHI: Angela da cieca ha capito tutto; se cominciamo a leggere quello che ci capita possiamo vedervi un disegno che piano piano di rivela, e quando crolliamo, perché con le nostre forze non ce la facciamo, è il momento della grazia più grande, perché ci lasciamo condurre e ci abbandoniamo a Dio.


II: Dalla paura all’abbandono, dalla cecità alla visione
L’iconografia nel duomo di Desenzano
Angela a 40 anni è chiamata dai superiori francescani a trasferirsi a Brescia per confortare Caterina Patengola, vedova rimasta senza marito e figli. Da qui inizia una nuova tappa della sua vita che la vede madre spirituale, consigliera e donna di pace, donna di preghiera e di supplica: “Signore Mio illumina le tenebre del mio cuore”
Nella cappella di sant’Angela benedetta dal Vescovo di Verona nel 1874 ci sono sei dipinti di Pietro Rizieri Calcinardi del 1834:
• La famiglia - il padre che legge le vite dei santi
• La visione del Brodazzo
• Angela dal duca Francesco Sforza- Angela è consigliera di nobili e di letterati che chiedono un consiglio spirituale o una parola, come i Padri del deserto, ai quali la gente si avvicinava chiedendo “Abba, dimmi una parola”
• Il ritorno dalla Terra Santa- dalla cecità alla vera visione: Nel 1524 è pellegrina in Terra Santa: qui perde la vista, ma vede i luoghi santi “con gli occhi interiori”; e dice “Non capite che questa cecità mi è stata mandata proprio per il bene della mia anima?”.
Quando non sei più tu che ti dirigi ma ti affidi a Dio le cose cambiano e ricominci a vedere (come san Paolo, dal quale, dopo l’incontro col Signore cadono dagli occhi come delle squame)
• Angela in udienza da papa Clemente VII; dalla Terra Santa passa a Roma e qui il papa la vorrebbe con sé a beneficio della città, ma lei rifiuta in forza della vocazione che ha nel cuore. Il Signore ha vinto in lei: e lei vive il passaggio dalla paura all’abbandono, perché torna a Brescia e da avvio alla “Compagnia di Sant’Orsola” (il 25 novembre 1535): un gruppo di giovani che scelgono liberamente di vivere nel mondo la propria consacrazione a Dio
• La morte: Muore a Brescia il 27 gennaio 1540: per tre sere una stella brilla allo zenit.

* davanti a Dio e a lei possiamo chiedere una grazia, il desiderio più forte che sentiamo nel cuore
* la grazia di leggere gli avvenimenti che ci capitano come grazia dove Dio vuole dirci qualcosa
* la grazia di ascoltare la voce giusta e di seguirla..la Voce che ci porta alla Vera Vita




| 23 maggio 2012 | Italiano