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Orsoline del Sacro Cuore di Maria - Vicenza
Maria dell'Incarnazione: una santa orsolina

Papa Francesco domenica 12 ottobre 2014 ha presieduto nella Basilica di S. Pietro la solenne celebrazione di ringraziamento per la canonizzazione equipollente di due santi canadesi: il Vescovo Francesco De Leval e Maria dell'Incarnazione fondatrice della prima comunità di Orsoline del Canada.


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Giovanni Paolo II, in occasione della sua beatificazione, nel 1980, aveva definito Maria dell’Incarnazione "la madre della Chiesa canadese… Non solamente perché è stata storicamente la prima. Ma innanzitutto a causa dell’orientamento spirituale della sua vita e della sua azione. È per questo che bisogna seguirla”. Santa Maria dell’Incarnazione, iscritta nel catalogo dei Santi il 3 aprile 2014, con una canonizzazione equipollente, come Angela Da Foligno, è considerata l’apostola del nuovo mondo ed una madre nella fede per il Canada.
E’ singolare che tale celebrazione si collochi mentre si sta riunendo il Sinodo straordinario dei Vescovi sulla famiglia per il profilo biografico di questa santa: sposa, madre, vedova e religiosa. Una testimone della fede additata in maniera significativa non solo alle comunità del Canada, ma a tutta la Chiesa universale.
Trecento anni prima, poco dopo la sua morte, era stata chiamata dal missionario Jean de Brébeuf e dal vescovo Bossuet la "Teresa del nuovo mondo”. Era nata a Tours, in Francia, il 28 ottobre 1599 ed allora portava il nome di Marie Guyart. I suoi genitori, Florent Guyart e Jeanne Michelet, erano panettieri ed educarono la figlia in una famiglia convintamente cattolica attraverso la preghiera e l’educazione religiosa. Fin da bambina si sente attratta ad offrire la sua vita a Gesù, che confida di aver visto in sogno a sette anni mentre la invitava a seguirlo. Il suo desiderio di abbracciare la vita religiosa è grande, ma i suoi genitori hanno già scelto lo sposo per lei, Claude Martin, che lei accetta di sposare e dal quale ha un figlio, Claude.
Le esperienze intense e mistiche si fanno per lei sempre più frequenti, è una frequentatrice assidua della S. Scrittura che orienta le sue azioni e le sue scelte.
Nell’autunno del 1619, quando Claude ha solo pochi mesi, rimase vedova, ma pur desiderando fortemente di farsi religiosa si dedica con lena ed impegno da un lato nell’educazione del figlio e dall’altro con grandi doti di imprenditrice gestendo un’impresa di trasporti della sorella e del cognato. Da sposa, a madre, a vedova, a grande lavoratrice nutre la sua vita con la preghiera e la meditazione e con delle singolari esperienze mistiche che le permettono di coniugare la profonda spiritualità con una vita particolarmente attiva.
Quando il figlio Claude compie dodici anni, sotto la guida del padre spirituale Raimondo di san Bernardo, Maria dopo averlo affidato alla sorella e ai padri gesuiti, il 25 gennaio 1631 entra nel convento delle orsoline di Tours dove farà la professione religiosa il 15 gennaio 1633 prendendo il nome di Maria dell’Incarnazione. Per tre anni sarà incaricata delle giovani novizie, ma nel gennaio 1635 un rapimento mistico la chiama ad una vocazione particolare: "Ti ho fatto vedere il Canada; devi andare lì e costruire una casa a Gesù e a Maria”. Affascinata da questa prospettiva, in un tempo in cui era quasi impensabile che una monaca di clausura lasciasse il proprio monastero per recarsi nel nuovo mondo, parte per il Quebec dove arriva il primo agosto 1639. E da quel giorno prendono il via 33 anni della sua vita consacrati alla missione. Con due compagne inizia ad accogliere giovani amerindie che venivano affidate loro dai gesuiti perché le istruissero. Costruiscono il monastero dove nel tempo arrivano diverse religiose con esperienze e appartenenze differenti. Per loro Maria dell’Incarnazione scrive una nuova regola che fu approvata nel 1662 dal vescovo Francesco de Montmorency-Laval, allora vicario apostolico della Nuova Francia, che viene canonizzato ora assieme a lei.
Ciò che la sfida e l’interpella è l’incontro con i popoli autoctoni e pertanto si dedica con tenacia all’apprendimento delle loro lingue, redige dizionari, grammatiche e catechismi utili ai missionari e alle religiose, costruisce una scuola per le ragazze amerinde e francesi. Ritiratasi poi dal mondo nel suo monastero, vi accoglie, fino alla morte, il 30 aprile 1672, le ragazze autoctone e le loro famiglie, i missionari, i coloni, gli esploratori, i commercianti, gli stessi governanti e il vescovo di Québec, monsignor de Laval.
La sua vita spirituale e le sue opere ci sono note grazie alle testimonianze dei suoi contemporanei, ai suoi scritti e all’abbondante corrispondenza con il figlio Claude, divenuto monaco benedettino. E’ proprio quest’ultimo a non aver accolto il desiderio della madre di bruciare tutte le sue lettere, con le quali lei ha continuato a mantenere un vivo legame con il figlio che aveva lasciato per seguire la chiamata di Dio. Desiderava, più di ogni altra cosa, aiutarlo a comprendere le vie di Dio che lei stessa aveva vissuto e scoperto. Rendendosi conto del grande valore spirituale, teologico e storico degli scritti della madre, Claude decise di pubblicarli dopo la sua morte. Ancora oggi il contenuto e lo stile di quei testi, scritti in gran parte sotto forma di colloquio intimo, interpellano le donne e gli uomini nel loro desiderio di incontrare Dio e di contribuire a edificare un mondo migliore.
Anche noi Suore Orsoline ringraziamo Dio per questo dono, sorprendente e fecondo in questo tempo di Grazia. Un dono che ci provoca ulteriormente a vivere un’intensa vita spirituale che anima la nostra presenza nel mondo a favore delle donne e delle famiglie, con loro e grazie a loro.



| 4 novembre 2014 | Italiano