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Figure di santita
Serve di Dio Madre GESUINA SEGHEZZI e Madre DOSITEA BOTTANI
Orsoline di Gandino

Il 27 aprile 1991, il Vescovo di Bergamo mons. Giulio Oggioni ha aperto solennemente nella chiesa di S. Alessandro della Croce l’inchiesta diocesana per la causa di canonizzazione delle Serve di Dio madre Gesuina Seghezzi e madre Dositea Bottani, dell’istituto delle Suore Orsoline di Maria Vergine Immacolata. Conclusa la fase diocesana il 14 dicembre 1996, è ora in elaborazione la Positio super vita et virtutibus delle rispettive religiose presso la Congregazione delle Cause dei Santi.
Le due cause sono state iniziate insieme perché il loro cammino di santità, condiviso per molti anni nel servizio all’istituto e alla Chiesa, è una testimonianza profetica per noi oggi. Esse hanno vissuto in grande sintonia, pur essendo due personalità molto diverse: ancorata alle sane tradizioni e austera madre Gesuina, aperta alle autentiche novità e libera nella legge dell’amore madre Dositea. Proprio la loro diversità, capace di entrare in dialogo sereno e costruttivo con la storia e le culture, ha permesso all’istituto delle Orsoline di M.V.I. di aprirsi con slancio alla primavera del Concilio Vaticano II, anticipandone profeticamente i germogli.


Fotografia Madre Gesuina Seghezzi e Madre Dositea Bottani
 
Fotografia Madre Gesuina Seghezzi
 
Fotografia Madre Dositea Bottani

 

Madre Gesuina Seghezzi (1882-1963)

Domenica nasce a Premolo (Bergamo) il 18 febbraio 1882, da una famiglia di umili contadini con nove figli. Terminata la terza elementare, lavora nei campi e aiuta in famiglia, poi fa l’operaia nell’industria tessile De Angeli-Frua di Ponte Nossa. A 12 anni, il 2 febbraio 1894, per consiglio del parroco fa voto di castità e intraprende un deciso cammino di santità. A 17 anni è presidente delle Figlie di Maria, associazione cattolica femminile di alto valore formativo, che si va espandendo nelle parrocchie bergamasche alla fine dell’Ottocento.
Nell’incontro con le Suore Orsoline a servizio della casa operaia dello stabilimento tessile, scopre la vocazione religiosa e nel 1903 entra come postulante nel noviziato di Gandino. Il 21 ottobre 1904, festa di S. Orsola, fa la vestizione religiosa prendendo il nome di suor Gesuina e il 21 marzo 1906 si consacra al Signore con la professione dei voti religiosi. È una suora alta e forte, silenziosa e laboriosa. Sembra sempre concentrata e attratta verso un centro interiore: Gesù, senso profondo della sua esistenza.
Direttrice delle orfane di Gandino a 24 anni, rivela straordinarie capacità di relazione con le ragazze; con l’intuizione geniale dell’amore, cambia i sistemi educativi troppo rigidi dell’orfanotrofio, creando un clima di famiglia ricco di affetto. Nel 1912, dopo la professione perpetua, viene designata maestra delle novizie, compito che svolge per 15 anni. Tra le sue 200 "figlie", affascinate dalla santità radicale e dalla maternità gioiosa di madre Gesuina, spicca suor Dositea Bottani, la sua prima biografa: «La santità di vita della madre maestra mi fu scuola ed edificazione ogni giorno, fino alla morte».
Dal 1926 al 1963, madre Gesuina, è al servizio dell’istituto in vari ruoli, sempre accanto a madre Dositea: consigliera generale (1926-1933), vicaria (1933-1939; 1952-1963), superiora generale (1939-1952). Negli anni della dittatura fascista, nella tragedia della seconda guerra mondiale e nel periodo della ricostruzione postbellica, lo stile di presenza di madre Gesuina nel governo dell’istituto è contrassegnato da una grande capacità di leggere i segni dei tempi alla luce del magistero della Chiesa, fedele alla tradizione ma con creatività, senza lasciarsi intimorire dalle emergenze del presente o dall’ansia per il futuro. Incoraggia le comunità delle Orsoline ad impegnarsi con slancio nell’educazione delle nuove generazioni, nell’apostolato parrocchiale, nell’attenzione al mondo delle giovani perché siano aiutate a realizzare un dignitoso progetto di vita. Visitando le missionarie in Eritrea nel 1950 insieme al Vescovo cappuccino Giangrisostomo Marinoni, Vicario Apostolico, le invita ad osare spingersi dalla città ai villaggi più sperduti, per far conoscere Cristo ad un maggior numero di persone. Sempre, nelle sue esortazioni pubbliche e private, educa le sorelle a dare il primato alla vita nascosta con Cristo in Dio, perché divampi quel fuoco interiore che le spingerà a spendersi senza risparmio per i fratelli.
"Puro amore, puro patire": innamorata del Signore Crocifisso, vive i suoi ultimi anni testimoniando la fecondità dell’unione con Cristo che offre la vita per la salvezza del mondo.
Le giovani suore e le educande della casa generalizia a Bergamo guardano a lei ormai anziana come un affascinante modello di realizzazione femminile, nella semplicità della vita quotidiana vissuta in un continuo atto d’amore.
Madre Gesuina muore a Bergamo la sera del 30 marzo 1963. Molti fanno visita alla sua salma e la dichiarano subito santa. Sono numerose le grazie che i fedeli testimoniano di aver ricevuto per sua intercessione ed anche i miracoli, che la Chiesa esaminerà con prudenza in vista della beatificazione.


Bibliografia
G. PESENTI, Ha innalzato gli umili. Madre M. Gesuina Seghezzi e l’arte di educare alla santità, Bergamo 1992.
J. FOLGUERA TREPAT, Seghezzi Domenica (Maria Gesuina), in Enciclopedia dei Santi. Bibliotheca Sanctorum, 2ª appendice, Città Nuova, Roma 2000, 1311-1313.


Madre Dositea Bottani (1896-1970)
Maria Domenica nasce il 30 maggio 1896, ultima figlia di Marietta Steffani e di Benedetto Bottani, emigrante di Pianca (Bergamo), tornato dall’Argentina con un piccolo patrimonio, frutto del suo lavoro di taglialegna nelle foreste. A 13 anni lascia il piccolo paese tra le Prealpi Orobiche e, per interessamento della sorella suor Pia entrata tra le Orsoline, viene accolta nel collegio delle Figlie del S. Cuore a Endine per completare le classi elementari. Con il confessore don Angelo Madaschi inizia ad elaborare il proprio progetto di vita, attratta dalla santità di Bartolomea Capitanio.
Ritornata in famiglia nel 1911, aiuta i genitori nei lavori domestici e in campagna, collabora con la mamma alla preparazione dei bambini alla prima Comunione. Soprattutto, sogna di diventare maestra. Don Angelo, divenuto parroco di Peia, continua a seguirla nel discernimento vocazionale attraverso la corrispondenza epistolare, conducendola nella via stretta delle virtù cristiane: fede anche nell’aridità, umiltà per combattere l’io protagonista, carità nel dono di sé senza risparmiarsi mai.
Il 26 settembre 1913 Domenica entra come postulante nell’istituto delle Suore Orsoline, che hanno la casa madre e il noviziato a Gandino. Ha solo 17 anni, è una ragazza molto intelligente e aperta, decisa alla santità, come scrive nel 1914: «Propongo, mio Dio, di farmi santa». La madre generale Vittoria Azzola la trasferisce al pensionato per studenti di Bergamo con altre due postulanti per intraprendere gli studi nelle Scuole pubbliche Complementari e Normali. Per sei anni Domenica si applica con tutto l’impegno allo studio e risulta sempre la migliore della classe, ma si mantiene con naturalezza nell’umiltà e costruisce relazioni gioiose con un centinaio di collegiali e con le compagne di classe, dalle quali è amata e desiderata come amica.
Durante le vacanze natalizie ed estive ritorna nel noviziato di Gandino, dove si ricarica spiritualmente nel silenzio, nella preghiera e nel dialogo formativo con la madre maestra, la Serva di Dio suor Gesuina Seghezzi. Il 2 ottobre 1919 diventa novizia con il nome di suor Dositea Eucaristica; il 3 ottobre 1921 emette la prima professione religiosa.
Conseguita la maturità magistrale a pieni voti, insegna nelle scuole elementari comunali di Peia (1919-1922) e di Chignolo d’Isola (1922-1927), manifestando straordinarie qualità educative e relazionali con gli alunni e le famiglie, con i colleghi insegnanti e le ragazze dell’Azione Cattolica. In paese la chiamano "la suora bella", affascinati dalla sua bellezza che esprime la bontà materna del suo cuore.
Nel luglio del 1927 è eletta segretaria generale e lascia con nostalgia il mondo che lei ama, la parrocchia e la scuola. Il 3 ottobre 1927, nella memoria liturgica della sua santa prediletta – Teresa del Bambino Gesù – suor Dositea si consacra per sempre al Signore con i voti perpetui. Per quasi 20 anni, il ruolo di segretaria la chiude nel piccolo spazio della casa generalizia, ma dalla sua postazione è collegata a tutte le comunità delle Orsoline; è anche direttrice delle scuole elementari e del collegio femminile, a contatto con alunni e famiglie. Con naturalezza crea relazioni profonde con le persone di ogni età e condizione: ciascuno si sente unico nel suo cuore di sorella, madre, amica, guida spirituale. Tra i suoi molteplici lavori, trova il tempo per scrivere la storia dell’istituto e del fondatore, prezioso libro stampato nel 1929 e pubblicato nuovamente nel 1934 con una lettera di commento del Vicario Apostolico della Bulgaria, mons. Angelo Giuseppe Roncalli (poi Giovanni XXIII). Si rivela come geniale esegeta del carisma delle Orsoline di Maria V.I., capace di rileggere eventi e protagonisti alla luce del vangelo.
Eletta Vicaria generale nel 1946, inizia a viaggiare per la fondazione di 30 nuove comunità in Italia, Belgio, Inghilterra o per visitare con la Madre generale Gesuina Seghezzi le opere che si vanno notevolmente incrementando nel dopoguerra.
Dal 1952 al 1970 è Superiora generale di un istituto che conta più di 100 case in 5 nazioni, circa 700 suore, molte novizie e postulanti. Aperta alle migliori novità degli anni che precedono, accompagnano la celebrazione del Concilio Vaticano II, fa delle Orsoline di Gandino un istituto-pilota nel rinnovamento della vita religiosa dal punto di vista formativo, culturale ed apostolico. Favorisce il costituirsi della Federazione Italiana Religiose a Bergamo per la collaborazione tra gli istituti religiosi femminili, dà spazio nella casa generalizia ad iniziative sperimentali della diocesi, come il settimanale cattolico, le scuole di formazione teologica e pastorale delle suore. L’efficacia dei suoi interventi è favorita dalla sua capacità di dare fiducia valorizzando doni diversi, di creare un clima di comunione tra clero, suore e laici, di guardare con saggio ottimismo alle novità del presente, protesa con audacia verso il futuro.
La sua salute, sempre debole, non le impedisce di imprimere all’istituto una grande vitalità, perché madre Dositea è consapevole che lo Spirito di Dio opera nella debolezza umana ed è attratto là dove c’è comunione fraterna. La preghiera di Gesù nell’ultima cena: «Padre, che siano una cosa sola» è l’anelito di tutto il suo lungo governo, il suo testamento all’istituto. Pochi giorni prima di morire, lei che aveva ricoperto per 40 anni i più alti incarichi nell’istituto, confidava alla maestra delle juniores: «Una cosa mi consola in questo momento: l’aver sempre obbedito». In una splendida preghiera composta da lei per le Orsoline di M.V.I., aveva scritto: «... che l’obbedienza sia la mia infallibile via».
Nella notte del 2 settembre 1970, nel momento della morte ripeteva: «Che gioia, che gioia!».
Scrissero di lei: «Il Signore si compiacque di farne un esemplare prezioso della potenza creatrice del suo Santo Spirito: spirito di amore sapiente e tenero, di fortezza magnanima e gentile, di lieta generosa diaconia. E la donò agli uomini perché vi rileggessero, amabilmente e fedelmente vissuta, la grande parabola delle evangeliche Beatitudini».


Bibliografia
M. BENIGNI, Un’anima e la sua storia. Madre Dositea Bottani nel rinnovamento del Concilio, Ed. Paoline, Cinisello Balsamo (MI) 1992.
J. FOLGUERA TREPAT, Bottani Maria Domenica (Maria Dositea Eucaristica), in Enciclopedia dei Santi. Bibliotheca Sanctorum, 2ª appendice, Città Nuova, Roma 2000, 185-187.




| 9 marzo 2012 | Italiano