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Iconografia Compagnie e Istituti Religiosi delle Orsoline
La Crocifissione alle Grezze di Desenzano

di Paolo Orlando, iconografo 2003

Indubbiamente la scena è tragica. L’uomo ha rifiutato il suo salvatore.
"Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto" leggiamo nel Vangelo di Giovanni (Gv 1,11). Sembra l’ammissione di un fallimento.
Dio - ogni significato ricercato, ogni verità - è finito, come tutti noi finiremo. È morto, come quel primo uomo, Adamo, il cui teschio si trova sotto la croce.
Quasi espulso dalla città, fuori della cinta muraria di Gerusalemme, Gesù subisce la condanna della croce e muore. Maria, sua madre, dopo aver retto per tanto tempo, sembra arretrare di un passo; e il sangue del figlio, dal costato, scende su di lei. Le donne che l’hanno accompagnata le si fanno accanto. Ma di uomini, di tutti i discepoli che lo seguivano, solo uno è rimasto. Alcuni soldati, i suoi aguzzini, ascoltano stupiti l’affermazione del loro comandante: "Veramente quest’uomo era il Figlio di Dio!" (Mc 15, 39).
Ai piedi della croce S. Angela.
La crocifissione costituiva una condanna a morte tra le più disumane che il mondo antico avesse inventato, poiché conciliava la tortura fisica con l’umiliazione morale; non per nulla i Romani l’avevano riservata ai barbari rivoltosi e agli schiavi, escludendone l’applicazione a chiunque avesse ottenuto la cittadinanza romana. Denudati, appesi ai chiodi, costretti a movimenti dolorosi e scomposti, con il respiro affannoso ed insufficiente, esposti alla derisione dai passanti, tormentati dal sole e dagli uccelli, i crocefissi aspettavano la morte come una liberazione.
Tuttavia, la più grande sofferenza che Gesù ebbe a sopportare non fu quella, pur cosi terribile, del supplizio della croce. Essa, piuttosto, si manifestò con acutezza nell’orto del Getsemani, mentre aspettava di venir arrestato. Il suo fu il dolore di uno che aveva amato intensamente, offrendo ripetutamente in dono il suo tempo, i suoi affetti, i suoi pensieri, le sue parole; agli uomini egli donò la sua vita, ma non fu riamato. Sperimentò l’abbandono e il rifiuto, proprio da parte di coloro, cui egli aveva sacrificato -per amore- il suo bene più prezioso: la vicinanza con il Padre.
Già durante la cena, alla vigilia di quell’ultima Pasqua, volle significare la sua scelta di amore: "nella notte in cui fu tradito, egli prese il pane, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli".
Lo strazio dell’incomprensione e del tradimento; terrore e stille di sangue sul suo volto, quando pregava perché fosse allontanata da lui quella morte; ma la sua decisione rimase libera e ben consapevole: "il Figlio. Dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno ".
Gesù - si deve riconoscere - non subì passivamente la croce, ma vi si stese sopra volontariamente, per salvare l’uomo, allargandosi quasi in un abbraccio cosmico. Sole e luna - simbolicamente potrebbero rappresentare anche la luce divina e il suo riflesso nella Madre e nella Chiesa - si fanno presenti, assieme a tutte le stelle del cielo e con tutto il creato, per essere comprese nell1innalzamento di quell1uomo, che è Dio fatto uomo.
[Leggiamo dalle Catechesi di S. Giovanni Crisostomo (3, 13-19; v. Ufficio delle Letture del Venerdì Santo):
"Se vuoi comprendere ancor più profondamente la forza di questo sangue, considera da dove cominciò a scorrere e da quale sorgente scaturì. Fu versato sulla croce e sgorgò dal costato del Signore. A Gesù morto e ancora appeso alla croce, racconta il vangelo, s’avvicinò un soldato che gli apri con un colpo di lancia il costato: ne uscì acqua e sangue. L’una simbolo del battesimo, l’altro dell’Eucaristia. Il soldato aprì il costato: dischiuse il tempio sacro, dove ho scoperto un tesoro e dove ho la gioia di trovare splendide ricchezze. E uscì dal fianco sangue ed acqua. Carissimo, non passare troppo facilmente sopra a questo mistero. Ho ancora un altro significato mistico da spiegarti. Ho detto che quell’acqua e quel sangue sono simbolo del battesimo e dell’eucaristia. Ora la Chiesa è nata da questi due sacramenti, da questo bagno di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo per mezzo del battesimo e dell’Eucaristia. E i simboli del battesimo e dell’Eucaristia sono usciti dal costato. Quindi è dal costato che Cristo ha formato la sua Chiesa, come dal costato di Adamo fu formata Eva. Per questo Paolo usa l’espressione: siamo della sua carne e delle sue ossa, per Adamo, così Cristo ci ha donato l’acqua e il sangue dal suo costato per formare la sua Chiesa. E come il fianco di Adamo fu toccato da Dio durante il sonno, così Cristo ci ha dato il sangue e l’acqua durante il sonno della sua morte. Vedete in che modo Cristo unì a sé la sua Sposa, vedete con quale cibo ci nutre. Per il suo sangue nasciamo, con il suo sangue alimentiamo la nostra vita. Come la donna nutre il figlio col proprio latte, così il Cristo nutre costantemente col suo sangue coloro che ha generato".
S. Angela, con il volto segnato dalla fatica del lavoro e della compassione per i tanti uomini afflitti, tocca i piedi del crocefisso. In Gesù indica la sorgente della sua carità, la ragione e il sostegno della sua grande speranza. Colui cui ha voluto legare il suo cuore è il Signore e il Salvatore di tutti è Dio, anche se la gloria scompare; è l’Onnipotente, anche se ora è impotente; lo vede crocifisso e lo chiama Re.

"Questa Madre Sur Anzola a tutti predicava la fede del Summo Dio, che tutti se inamorava de lei". (Memoria della morte conservata nella biblioteca Queriniana).

Concedimi, Signore. uno sguardo simile a quello di questa donna. Lascia che il mio cuore sia contagiato dal suo ardore.
Mostrami la tua misericordia
e fa’ che, assieme a lei, io possa ripeterti:
Gesù, Figlio di Dio, pietà di me.



13 giugno 2012   0


 

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